Patronato

ATTIVITÀ:

AIUTO nello svolgimento dei compiti e lezioni di ripetizioni; SI CERCA LA DISPONIBILITÀ DI QUALCHE INSEGNANTE DI BUONA VOLONTÀ;

CORSO di fumetti, iscrizioni entro domenica 7 novembre 2010.

PATRONATO DUOMO PIOVE DI SACCO
Commissione per lo studio del
”PROGETTO EDUCATIVO “

Il lavoro che di seguito viene presentato e’ il risultato e la sintesi di una grande quantità di materiale e di informazioni raccolte dall’analisi delle risposte date ai questionari presentati in questi ultimi mesi alle persone che frequentano il patronato. Infatti, ciò che ha caratterizzato la costruzione di questo progetto educativo e’ stata la volontà della commissione che vi ha lavorato, di coinvolgere, fin dall’inizio, quella parte della comunità che anima il centro parrocchiale. Alla base di una tale scelta, la consapevolezza dell’importanza di rendere partecipe, in qualche modo, già’ in questa fase bambini, giovani e adulti, con l’obiettivo di mettersi in ascolto, per quanto possibile, dei loro bisogni, indicazioni, e suggerimenti direttamente espressi, rispondendo alle domande presentate di volta in volta dalla commissione. Questo non solo per raccogliere dati, ma anche per passare il messaggio che il progetto educativo e lo stile che si vuole dare al centro parrocchiale non e’ qualcosa calato dall’alto o che riguarda solo qualcuno, ma può nascere veramente dal contributo e dall’impegno di tutti, ciascuno con quanto può mettere a disposizione. 
Il lavoro di sintesi sulle risposte ai questionari ci ha portato ad individuare cinque grandi finalità o dimensioni che  dovrebbero caratterizzare ogni proposta o attività che viene svolta all’interno del patronato. O meglio, l’attenzione di ciascuno dovrebbe essere rivolta a dare il proprio apporto per costruire un ambiente che si fondi, per quanto possibile, su queste dimensioni.
Cinque dimensioni che vanno lette e realizzate nella loro globalità. Questo significa che ogni gruppo, ogni educatore, ogni persona, dovrebbe far proprio il progetto non scegliendo o tentando di realizzare la dimensione che più gli si addice, ma cercando di tener conto di ogni dimensione per tradurla con creatività nel suo operare specifico all’interno del patronato. L’obiettivo non e’ certo quello di omologare tutti i gruppi o di chiedere a tutti di fare tutto, ma di creare uno stile condiviso nel fare le cose, che, tenendo conto del ruolo, e della originalità di ciascuno, permetta a tutti di dare il proprio apporto per costruire un ambiente che sia veramente attento al benessere e alla crescita di tutti e in modo particolare dei ragazzi.

IL PATRONATO

Parlando di “Patronato” non è scontato che a tutti venga in mente la stessa cosa. Per alcuni rimanda al catechismo della domenica, per altri al proprio gruppo di appartenenza, c’è chi pensa al gruppo di amici con gli scooter, chi al bar , al torneo di calcio, a “quelli del patronato” e cosi’ via. Qualcuno pensa a qualcosa che lo coinvolge direttamente, qualcun altro a qualcosa che e` in qualche modo “fuori di se’”. Questo nasce probabilmente dall’esperienza personale di ciascuno, ma anche da una difficoltà del patronato di esprimere forse in modo chiaro la propria identità, gli scopi per cui esiste e la propria vocazione. 
Proviamo allora ad andare brevemente alla ricerca di una definizione, di una ……, che  aiuti a cogliere veramente quali sono gli obiettivi fondanti ai quali il patronato aspira.
Il patronato, o come più comunemente definito l’oratorio,  trova il suo più prossimo antenato nelle scuole della dottrina cristiana e le compagnie, stabilite da san Carlo Borromeo nel XV secolo per tutte le parrocchie dell’archidiocesi di Milano ed estese, in seguito, ad altre diocesi della Lombardia. Contemporanea, anche se di diverso genere, è l’iniziativa di san Filippo Neri a Roma, che contribuisce a consolidare il nome, la finalità e le caratteristiche dell’oratorio.
In Francia i Patronages (da cui il nome patronato) e le “ Ouvres de Jeunesse ” risalgono al secolo XVIII e percorrono il secolo XIX con successivi adeguamenti e particolare attenzione alla gioventù lavoratrice.
Nello spirito e nella configurazione dell’oratorio moderno ebbe un influsso particolare l’opera di san Giovanni Bosco (1815-1888). Nel 1841, nella chiesa di S. Francesco d’Assisi, il giovanissimo don Bosco inizia il suo oratorio. Si vede circondato da ragazzi immigrati, senza famiglia, sbandati. Incontrare i ragazzi-prigionieri nelle carceri, ed è “inorridito nel vedere un numero grande di ragazzi tra i 12 e i 18 anni, sani, robusti, intelligenti, vederli là oziosi, tormentati dalle cimici e dai pidocchi, senza pane e senza una parola buona”. “Erano umiliati fino alla perdita della propria dignità” (Memorie, LDC, pp. 102-3).
Pensa sopra al problema e conclude: “Questi ragazzi dovrebbero trovare fuori un amico che si prenda cura di loro, li assista, li istruisca, li conduca in chiesa nei giorni di festa. Allora forse non tornerebbero a rovinarsi. 0 almeno sarebbero ben pochi a tornare in prigione. Comunicai questo mio pensiero a don Cafasso, e col suo aiuto cercai il modo di tradurlo in realtà ” (S. G. Bosco, Memorie, LDC, p. 103).
Oggi l’oratorio, con modalità e nomi diversi (centro giovanile, patronato…), è ritenuto da molte chiese locali un elemento caratteristico della propria pastorale giovanile, integrato armonicamente con altre istituzioni e iniziative.
Nel ripercorrere la sua storia emerge chiaramente la vocazione del patronato come luogo della comunità attento ai giovani, inizialmente soprattutto in termini di  prevenzione (togliere i giovani dalla strada), poi,  in tutta la sua potenzialità educativa.
Oggi il patronato aspira ad essere lo strumento educativo della parrocchia, il luogo della missione della parrocchia per i ragazzi, gli adolescenti e i giovani.
E’ un ponte stabile tra chiesa e strada,  capace di interessare la vita e per questo ha la capacità di essere crocevia come la strada, ma nello stesso tempo è attirato verso le risposte fondamentali della vita, come fa la Chiesa. Non è la somma delle povertà della strada vista come luogo del qualunquismo e della assenza di proposte e nemmeno il prolungamento della sacrestia, intesa come somma di momenti di catechesi o celebrazioni liturgiche per gli addetti ai lavori. Deve essere un cuore  pulsante nella vita del giovane.
Il patronato è la casa dei ragazzi: perciò tutti i ragazzi vi hanno diritto di cittadinanza. Ma il diritto di cittadinanza ce l’hanno anche tutti quelli che hanno a che fare con i ragazzi: quindi i genitori, i sacerdoti, gli insegnanti e tutti gli svariati tipi di educatori. E’ un diritto inerente alla loro età di non essere mai lasciati soli. Perciò più numerosi sono i ragazzi nel patronato, e più persone adulte vi si dovrebbero incontrare. Il patronato è nella ricerca e nell’accompagnamento educativo dei ragazzo e del giovane. E’ sempre un movimento “verso” i ragazzi e i giovani, per incontrarli lì dove essi si trovano: fisicamente, psicologicamente, educativamente, religiosamente.
Il patronato si pone come comunità educante all’interno della comunità più ampia, centro di vita spirituale, che è la parrocchia, chi opera all’interno di questa realtà deve sapere che è un missionario, inviato dalla comunità; che da lei riceve mandato e contenuti e a lei si deve sempre riferire (Consiglio Pastorale e celebrazione eucaristica).
E’ insomma un luogo educativo che interpreta la vita del giovane e la orienta alla vita credente, è una comunità che educa all’integrazione fede e vita, grazie al servizio di una comunità di educatori in comunione di responsabilità con tutti gli adulti.
L’oratorio come diceva Paolo VI e’ l’opera che traduce in azione la missione pedagogica della chiesa con saggia intenzionalità.
Le attività educative del patronato sono la catechesi, la preghiera, la liturgia, i sacramenti, la formazione del comportamento cristiano, l’apostolato e il servizio, il gioco, lo sport e il tempo libero. E’ luogo di aggregazione e di socializzazione che abbisogna di spazi che favoriscono l’incontro e l’accoglienza dei giovani, anche di quelli che normalmente non “praticano” le assemblee liturgiche; di educazione e di evangelizzazione; di progettazione educativa; di elaborazione di una cultura della vita e della pace; di nascita e di sviluppo di esperienze di volontariato; di partecipazione di corresponsabilità e di democrazia; luogo che stimola la promozione della capacita’ personali; luogo del gioco e della festa. In sintesi, e’ il luogo della promozione umana e dell’evangelizzazione in vista della pienezza di maturità di fede della persona.   
Queste attività non vanno considerate separatamente, ma devono essere coordinate attentamente tra loro. Cioè il patronato non è solo la somma di gruppi o la somma di associazioni che vi fanno parte. Non e’ il condominio delle associazioni. Le associazioni sono necessarie per il mondo giovanile, ma la conduzione del patronato è molto di più della somma dei programmi di ciascuna. È” la convergenza visibile su un progetto, la collaborazione e l’aiuto reciproco e lo scambio del dono della fede e della gioia dell’incontro con Cristo, soprattutto lo spazio in cui ciascuno mette a disposizione la sua decisione missionaria.
Il patronato vuole essere pertanto un ambiente educativo, non solo perché esteriormente accogliente, ma perché è abitato da qualcuno. C’è qualcuno che dice, con simpatia, io sono qui per te, io sono qui con te. Io ho qui la mia meta e sei tu. Ma anche la mia meta, come la tua, è anche più in là.
Il Patronato quindi è la traduzione della preoccupazione educativa di una comunità cristiana, non è una parrocchia parallela, nemmeno un mondo chiuso. L’animatore tiene sempre largo l’orizzonte. Chiunque presta il proprio servizio all’interno del patronato, con ruoli e modalità diverse, e’ comunque educatore alla fede, e partecipa ad un progetto comune che non e’ suo, ne’ del suo gruppo di appartenenza, ma di tutta la comunità. Comunque tutti educatori alla fede: catechesi, associazioni, gruppi di interesse e di servizio, gruppi culturali. La figura dell’animatore deve servire tutto l’arco delle proposte educative che il patronato fa. E’ da superare l’attribuzione del nome animatore solo a chi anima il tempo libero o solo che anima la catechesi.
Il patronato coinvolge nella propria azione, per scelta consapevole preti e laici.
I laici sono parte viva della comunità educativa del patronato, e vi svolgono una parte tipica originale. Il servizio concreto che possono svolgere nell’ambiente del patronato è molteplice, sia all’interno sia all’esterno, sia sul piano della testimonianza sia su quello dell’azione diretta.
Tre elementi confluiscono nell’obiettivo del patronato:
la crescita personale e sociale, secolare ed ecclesiale della persona mediante la partecipazione attiva in un ambiente propositivo;
l’utilizzazione quotidiana dell’espressione giovanile come la via maestra per sviluppare risorse e doni, attività ed impegni, cultura e valori;
 l’evangelizzazione che porta a fare della fede una cultura cristiana, della pratica religiosa una spiritualità semplice, dell’impegno civile una testimonianza di fatti.
Come afferma il cardinale Martini “Le sfide del Patronato del 2000 sono quelle di tutti i genitori e gli educatori che, oggi, si trovano spesso a combattere contro nemici sottili, pervasivi e crudeli: la mediocrità che avanza, il calcolo egoistico che prende il posto della generosità, la frammentazione delle esperienze e delle appartenenze, l’individualismo, la noia, il non senso e la non voglia di vivere. Non basterà per questi mali il rimedio di qualche pur lodevole e necessario sforzo organizzativo, pedagogico, sociale o morale. Il dono che la Chiesa può annunciare e trasmettere attraverso l’opera educativa è quello della grazia, cioè della vita divina che si comunica all’uomo in tutta la sua pienezza di relazioni tra Padre, Figlio e Spirito Santo e in tutta la sua bellezza di amore che si dona a tutti e sempre e che suscita attrazione gioiosa, sorpresa gradita, dedizione fervida, innamoramento.”
Se questa e’ la vocazione del patronato, ci si rende anche conto come non e facile viverla concretamente nelle varie proposte che il patronato offre, nei vari incontri e nello stile con qui quotidianamente si incontrano i giovani. Crediamo che uno strumento importante per far diventare il patronato ciò che realmente e’, nella sua vocazione originaria, sia il progetto educativo.
 Il progetto educativo del patronato intende attuare, in misura sintetica e in modo articolato, il ministero educativo della parrocchia per l’evangelizzazione dei ragazzi e dei giovani. In pratica, vuole descrivere le competenze e le capacità del patronato come comunità di educatori, che interpella la corresponsabilità e la capacità di tutti gli adulti nella fede.
Nel cuore del progetto educativo sta una convinzione: il patronato è una comunità che educa all’integrazione fede-vita, grazie al servizio di una comunità di educatori, in comunione di responsabilità e di collaborazione con tutti gli adulti. Chiunque presta il proprio servizio all’interno del patronato dovrebbe sentirsi mandato dalla comunità a educare, ad accogliere ad animare i giovani secondo un progetto, con una intenzionalità educativa che richiede di essere consapevole e formata. Il progetto educativo, espressione del consiglio pastorale diventa quindi espressione di tutta la comunità cristiana, e racchiude in se le linee guida sulle quali indirizzare ogni attività e proposta all’interno del patronato per far si che sia realmente in grado di diventare ciò che e’.

COME UTILIZZARE IL PROGETTO EDUCATIVO DEL PATRONATO

Il consiglio Pastorale:

Il progetto educativo del patronato e’ espressione del Consiglio Pastorale e per tanto e’ importante che questo organismo della comunità non solo lo condivida nei contenuti, ma lo faccia realmente proprio facendo in modo che sia in sintonia con tutte le proposte che coinvolgono la comunità, e in modo particolare che sia in sintonia con il Progetto Parrocchiale. E’ importante che gli interventi pensati per il patronato e per i giovani siano realizzati alla luce del progetto educativo. Questo non deve essere uno strumento rigido da “applicare meccanicamente”, ma può venire modificato dal consiglio pastorale nel momento in cui non risponda più ai bisogni dei giovani e della comunità. Concretamente quando si parla di patronato all’interno del Consiglio Pastorale  e’ opportuno avere in mano il progetto educativo per poter leggere ogni proposta o ogni problematica facendo riferimento ad un contesto di obiettivi e di finalità ampio.

Il Comitato Patronato:

E’ l’espressione più diretta della comunità educativa del patronato, e’ chi si deve concretamente prendere la responsabilità di attuare negli interventi e nello stile quanto dichiarato dal progetto educativo, su mandato del consiglio Pastorale e quindi di tutta la comunità cristiana.
Il progetto educativo diventa lo strumento principe, in mano al Comitato Patronato per progettare gli interventi in modo comune, per sincronizzare tra loro tutte le proposte rivolte ai giovani, per avere un riferimento che permetta a tutti i gruppi e le associazioni di avere chiaro l’obiettivo per il quale si sta lavorando assieme all’interno del patronato. E’ compito del Comitato Patronato fornire tutte le indicazioni al Consiglio Pastorale che permettano di tenere aggiornato e sempre attuale il Progetto Educativo, realmente capace di andare in contro ai bisogni dei giovani e della comunità.   Concretamente il Comitato patronato costruisce la programmazione di inizio anno sul progetto educativo, per far si che non sia solo un incastrare date e orari sul calendario, ma per far si che la programmazione sia prima di tutto una condivisione di obiettivi comuni sui quali tutti debbano ritrovarsi e convergere. Inoltre il progetto educativo e’ viene utilizzato per il monitoraggio delle attività durante l’anno, e per andare alle radici, nell’affrontare problematiche e controversie che possono emergere nel corso dell’anno. Infine la verifica delle attività e delle proposte parte necessariamente dagli obiettivi che insieme ci si e’ dati all’inizio, e quindi di nuovo dal progetto educativo. La verifica non per dire chi e’ stato più o meno bravo, ma per trovare modalità sempre più efficaci per raggiungere gli obiettivi che ci si e’ proposti e per riuscire ad incontrare sempre meglio i giovani.   

Gruppi e associazioni

Nessun gruppo e’ ospite all’interno del patronato, ma tutti contribuiscono alla realizzazione del fine comune in modo attivo.  Per questo motivo tutti sono coinvolti dal progetto educativo del patronato proprio perché e’ il progetto della casa dove ciascuno abita. Ogni associazione o gruppo non persegue le proprie finalità indipendentemente dalle finalità più ampie del patronato, ma ogni attività e proposta all’interno del patronato e’ il prolungamento delle sue finalità e di conseguenza diventa  “mandato in missione” dalla comunità stessa. Il progetto educativo diventa quindi lo strumento con il quale confrontare le proposte e gli obiettivi specifici di ogni associazione, per trovare le modalità migliori per rispondere, con la propria identità e originalità, all’obiettivo comune del patronato. E’ uno strumento che permette di mettersi in sintonia con gli altri, che aiuta a capire che ogni azione, o proposta trova significato se e’ la parte di un cammino fatto con tutta la comunità. Concretamente ogni associazione e gruppo cerca di cogliere come può con la propria specificità portare avanti gli obiettivi del progetto educativo al quale a tutti e’ chiesto di aderire. Il confronto va fatto con il progetto nella sua globalità, senza fermarsi sugli obiettivi che sembrano ad una prima lettura specifici per il mio gruppo o per la mia associazione. Una volta individuati degli obiettivi che rispondano alle finalità globali del progetto, si individuano delle azioni e delle proposte, o uno stile specifico con il quale portare avanti l’attività specifica dell’associazione o del gruppo.

Un membro della comunità

Trova nel progetto educativo l’espletazione chiara di quanto dovrebbe trovare all’interno del patronato. Non solo come attività o proposte, ma come tensione educativa, come stile, come significato della proposta stessa. Questo può aiutare ciascuno a individuare il modo concreto con il quale contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi del patronato perché non siano solo “gli altri” a fare la loro parte, ma allo stesso tempo nessuno si senta escluso o deresponsabilizzato da questo compito. 

FINALITA’ GENERALE

Il Patronato vuole essere un luogo che favorisce le relazioni tra le persone.

Dentro a ciascuno di noi è stampato a chiare lettere il bisogno e il desiderio di uscire da noi stessi per cercare la dolcezza dell’amicizia e della relazione con altre persone. Lo sanno bene i giovani che si cercano quasi con ansia, ma anche gli adulti e gli anziani conoscono, per averlo talvolta portato, il peso della solitudine.
Tutta la storia di Dio si colora con le tinte dell’amicizia. Egli stesso è Trinità, cioè famiglia di tre persone uguali e distinte nella infinita capacità di dare e ricevere amore. Non Gli bastava questa felicità, ma ha voluto condividere con l’intero universo la gioia di esistere ed ha seminato nel cuore dell’uomo fatto a sua immagine il germe della sua stessa capacità di amare, aprendolo alla relazione con sé e con i suoi compagni di viaggio.
Per questa universale vocazione dell’uomo a trovare la sua completezza nell’amicizia e nell’apertura all’altro riteniamo che il nostro Patronato faccia bene a porsi come finalità fondamentale quella di favorire le relazioni tra le persone che vi convivono e tra queste e la Persona che sostiene la nostra esistenza.

La realizzazione della fondamentale finalità del Patronato passa attraverso il raggiungimento di alcuni obiettivi.

Obbiettivi individuati e proposti:

1) (dimensione dell’accoglienza)
Patronato come spazio aperto a tutti, che comunque, nei suoi obiettivi e nelle sue finalità principali, privilegia l’ambito giovanile

“Il Patronato non è il pallino di qualche prete, religiosa o laico con la mania dei ragazzi e dei giovani, ma è la scelta di tutta la comunità cristiana per realizzare il suo compito specifico di essere segno che il vangelo è alla portata di tutti e di favorire ciascuno perché, nelle condizioni normali di via, si incontri con Gesù Cristo. Sono pertanto le comunità parrocchiali a farsi carico, senza deleghe in bianco a qualcuno, dell’annuncio evangelico a tutti, in particolare alle nuove generazioni, dandosi un progetto educativo approvato nelle sue linee generali dal Consiglio Pastorale Parrocchiale”.

(suggerimenti per la realizzazione)

– Promuovere una cultura dell’accoglienza, dell’apertura e del dialogo.
– Sostenere la formazione e le competenze educative delle persone di riferimento, in particolare per quanto riguarda l’attenzione e la comprensione del disagio giovanile, restando sempre attenti al rispetto dello stile e delle finalità proprie di un Centro Parrocchiale.

2) (dimensione religiosa)
Patronato come luogo di provocazione e crescita nella fede

“Il Patronato non viene più pensato solo in termini di prevenzione (sottrarre i ragazzi e i giovani dalla strada), ma viene visto in tutta la sua potenzialità educativa per un’educazione cristiana integrale, con una proposta religiosa seria, armonica e articolata, andando oltre il puro aspetto ricreativo. È il luogo del tempo libero della comunità cristiana in generale e delle nuove generazioni in particolare; è il luogo della promozione umana e dell’evangelizzazione in vista della pienezza di maturità di fede della persona. Ambedue gli aspetti vanno proposti e sostenuti da adeguate attività.
Per capire il rapporto strettissimo tra Parrocchia e Patronato è indispensabile rifarsi alla missione della Chiesa di essere madre di tutti e per tutti. Perciò essa continua ad annunciare la buona notizia e a darsi tutti i mezzi necessari per la realizzazione di tale missione”.

(suggerimenti per la realizzazione)

– Favorire per ogni persona la scoperta di Dio nella propria vita.
–  Promuovere la scoperta della propria fede attraverso proposte e testimonianze forti, che colpiscono il cuore dei giovani, anche attraverso il confronto con le esperienze di altre fedi o di non credenti.

3) (dimensione educativa)
Patronato come spazio educativo e di servizio
Il Patronato, in quanto spazio privilegiato di aggregazione, socializzazione e partecipazione, diviene il momento ideale per elaborare e proporre una educazione ed una cultura globale per la crescita della persona e quindi della comunità.

 (suggerimenti per la realizzazione)

– Aiuto a tutta la comunità, ma soprattutto ai giovani, ad orientarsi, per capire e scegliere, tra le tante proposte offerte dal nostro tempo, perché, per chi e per che cosa impegnarsi umanamente e cristianamente.
– Costante adeguamento al presente delle proposte e delle metodologie educative.
– Periodiche ed attente verifiche di tutte le iniziative  alle esigenze dei tempi, più veloci a mutare dei progetti scritti e pensati. 
– Coraggio di proporre, agli audaci cammini ardui con momenti ed esperienze forti.
– Attenzione ed impegno primario alla formazione permanente di educatori e volontari
– Paziente e fiduciosa attesa dei tempi di ognuno.

4) (dimensione del protagonismo)
Patronato come spazio che propone e ospita attività

Il Patronato non è da intendersi come lo spazio ideale per sperimentare le “strategie pastorali” della Parrocchia, ma deve essere il campo per l’affermazione del protagonismo di tutta la comunità cristiana ed in particolare del protagonismo e dell’attivismo giovanile.

(suggerimenti per la realizzazione)

– Stimolare il dialogo ed il confronto aperto, interno ed esterno, per tutte le attività, educative e ludiche.
– Garantire che tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani, abbiano il loro spazio ed il rispetto del loro “modo di esserci” anche se difficile da capire, assicurare cioè il rispetto e lo scambio tra le generazioni.
– Favorire il protagonismo dei giovani programmando incontri e proposte per i “normali” ed anche per i più “difficili” con attenzione alla strada, a chi sta fuori dei cancelli perché non si sente gradito, riconoscendo a tutti il diritto di pensiero di parola e di azione nel rispetto di un ambiente educativo parrocchiale.
– Favorire il protagonismo dei genitori, compagni di strada dei figli lungo tutto il cammino della vita, ma soprattutto negli anni della loro infanzia e giovinezza.

5) (dimensione ludica)
Patronato come spazio vivo e di gioco, gioco come strumento privilegiato per trasmettere ai giovani valori e stile
Il gioco ed in particolare la sua regolamentazione cioè lo sport, come pure tutte le attività definite ludiche, sono da considerarsi momenti fondamentali di partecipazione ed aggregazione soprattutto nell’età giovanile.

(suggerimenti per la realizzazione)
 
– Favorire la presenza di gruppi ed associazioni sportive, musicali, teatrali e videocinematografiche verificandone, comunque e sempre, le finalità educative e culturali, la gratuità, l’apertura e la solidarietà.
– Stimolare e crescere la preparazione e la formazione umana e cristiana di tutti gli animatori del tempo libero operanti in patronato.
– Per la crescita e l’aggregazione della comunità, prevedere la programmazione di occasioni e momenti di incontro e festa, coinvolgendo le famiglie, le associazioni, le contrade.
– Per la crescita personale, educare, in particolare i giovani, all’impegno forte, leale e gratuito, all’attenzione agli altri, soprattutto se in difficoltà, alla competizione tesa a misurare le proprie capacità più che ad emergere e prevalere sugli altri, sia come singoli che come squadra o gruppo o contrada.
– Assicurarsi sempre che il clima della festa, del gioco, della sfida, sia e rimanga di amicizia, nella solidarietà e nella lealtà.

 COMITATO PATRONATO

 AREA CULTURA-ANIMAZIONE

1. Paolo Sartore
2. Francesco Lotto
3. Giovanni Carraro
4. Pierpaolo Sanavia
5. Carlantonio Mobili (Cinema)

AREA SERVIZI

1. Luigi Rosso
2. Ampelio Zennaro
3. Rossana Beltramin
4. Cristina Mez
5. Danilo Rudello

AREA SPORT

1. Giorgio Meneghin
2. Damiano Barison
3. Luigi Barella
4. Cesare Tognato
5. Paride Trincanato

DIRETTIVO DEL PATRONATO

don Giorgio Facchin
don Lorenzo Voltolin
Paolo Sartore
Rossana Beltramin
Luigi Rosso
Giorgio Meneghin e Cesare Tognato

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